Il complesso architettonico di Santa Maria Di Orsoleo è ubicato in una zona collinare collinare che
dista circa quattro chilometri da Sant’Arcangelo. La realizzazione del monastero francescano si
deve ad Eligio della Marra nel 1474 che lo edificò interamente a sue spese. All’interno dell‘ampio
fabbricato potevano alloggiare ventitrè frati e successivamente il conte donò l’intero territorio
circostante. Secondo un’opera del 1603 del Gonzaga “de origine seraphicae religionis
franciscanae” il nome del monastero deriverebbe da orso e leo, due pellegrini francesi che
avevano visto l’immagine della madonna in cima ad una quercia. Diversa è l’ipotesi sull’origine del
nome del Prandi che affermò che il nome potrebbe derivare da quello di un solo eremita: Orsoleo.
Ancora un'altra ipotesi sull’origine del nome deriva dal Professore Luigi Branco che attribuirebbe
tale nome ad origine greco-bizantina: urso che significa guardiano e leo che significa popolo:
guardiana del popolo, riferito alla madonna che dall’alto della collina protegge il suo popolo. Il
sigillo rappresenta la Vergine seduta sui rami della quercia con il bambino tra le braccia. Ai piedi
della quercia troviamo, a desta il leone, a sinistra l’orso, che sollevati sulle zampe anteriori e
poggianti al tronco della quercia si guardano tra di loro. La chiesa risalente al 1300 è stata inserita
nel complesso monumentale voluto da Eligio nel 1474 e nel corso dei secoli, ha subito diversi
cambiamenti e per questo ad oggi è difficile capire con certezza come fosse quella voluta da Eligio.
Sull’ altare principale della madonna, situato a nord della chiesa, sono stati individuati tracce di
affreschi ritrovati tra gli archi dei contrafforti e da uno svuotamento di una piccola parte di una
parete a sud e che farebbero pensare ad un antico ingresso. La pala dell’altare maggiore 1580
rappresenta la madonna con il bambino e san Giovannino. Si tratta di un opera di Antonio Stabile.
Di importanza artistica e storica è il coro ligneo situato alle spalle dell’altare maggiore. Si tratta di
un arredo intagliato e ornato, con figure zoomorfe a cui si affiancano le immagini dei santi, da abili
artigiani, molto probabilmente gli stessi monaci. Il coro non è tutto della stessa epoca poiché c’è
un netto contrasto tra la severità della figura dei santi che risalgono al 1606 e la libera
ornamentazione che sembrerebbero antecedenti al 600. La chiesa è frutto di restauri
settecenteschi: di notevole importanza è l’altare maggiore costituito da marmi policromi e datato
al 1777. Nel 1800 l’intero complesso edilizio ha subito un intera opera di ristrutturazione iniziata
nel1836 e conclusasi nel 1857 a causa del terremoto che colpì la regione. L’anno successivo
seguirono altri lavori per riparare i danni del terremoto. La chiesa presenta un impianto ad aula
unica e le pareti sono abbellite da stucchi policromi settecenteschi che si armonizzano con le
ricche decorazioni dell’altare. Sull’intero monastero esiste una leggeda tramandata da generazioni
e cioè che il convento anticamente fosse protetto da un drago e che successivamente fu poi
sconfitto da un principe. All’interno della chiesa, infatti, si sono conservate delle zanne che furono
per molti anni esposte a prova dell’esistenza del drago. Il drago, secondo il Professore Luigi
Branco, rappresenterebbe la potenza del fiume Agri, il fiume che circonda la vallata, famoso per le
sue inondazioni e le morti causate da esso nel corso dei secoli.
MADONNA CON BAMBINO IN TRONO
All’interno della chiesa del monastero di Santa Maria di Orsoleo si trova la statua della madonna
con bambino in trono. Si tratta di una statua di legno di pioppo intagliato e dipinto risalente alla
fine del XII secolo. La madonna è assisa e sulle sue sue ginocchia siede il Bambino benedicente. Le
figure sono impostate frontalmente. La composizione compatta lascia intendere come la madonna
sia stata scolpita in un solo tronco di pioppo, salvo le braccia. La statua in passato era stata più
volte alterata da pseudo restauri e soltanto nel 2004 un intervento l’ha liberata dalle vesti in tela
ingessata aggiunte e da varie ridipinture, pur senza rivelare la stesura originaria quasi del tutto
perduta. Nello stesso anno è stato anche ricollocato nella posizione primitiva il bambino che era
stato spostato sulla gamba sinistra della madre. La composizione del gruppo, ripristinata nel corso
del restauro, rivela lo strettissimo rapporto tra madre e figlio riscontrabile tra le madonne lignee
italiane e europee fra XII e XIII secolo, infatti è anche possibile osservare come l’astrazione e la
carica espressiva che animano le figure ricordino non tanto i manufatti dell’Italia centrale che
avevano forma più classiche, quanto le opere di Scuola aragonese e catalana. Questo confronto ha
spinto a datare la madonna di Orsoleo alla fine del XII secolo e a ritenerla opera catalana, giunta
dalla Spagna oppure eseguita da un’artista emigrato in Italia.